Tutela in aree di rischio: 10 anni di OPBC
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICATI 07:27Poiché i conflitti armati e le calamità naturali sono le principali cause della distruzione e della dispersione del patrimonio culturale internazionale, nel 1995, chi scrive ha creato un Centro di studi e ricerche finalizzato allo studio delle problematiche connesse alla salvaguardia del patrimonio culturale nelle aree a rischio bellico e, più in generale, nelle aree di crisi.
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Nuovi spazi e identità: multividui a confronto
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 07:27La parola individuo deriva dal greco atomon che letteralmente vuol dire “non divisibile”, quindi per identità si è sempre intesa la capacità di restare uguali a se stessi in contesti diversi. Ma nella società d’oggi tutto si modifica, tutto scorre e si trasforma, la stessa consapevolezza del sé muta, assetata di nuova identità. Mai come nella città postmoderna, in cui le stesse logiche comunicazionali cambiano, è evidente come l’uomo...
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Io mi muovo con l’arte contemporanea
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 07:27Sono passati ormai circa dieci anni da quando andai a vedere una mostra collettiva di arte contemporanea italiana, tenutasi a Tokyo. Non mi ricordo più neanche un nome di un pittore esposto, nemmeno un’immagine di una opera in mente. Tuttavia ho un ricordo chiarissimo dell’impressione che ebbi...
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Tutela in aree di rischio: 10 anni di OPBC
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICATI 07:27Poiché i conflitti armati e le calamità naturali sono le principali cause della distruzione e della dispersione del patrimonio culturale internazionale, nel 1995, chi scrive ha creato un Centro di studi e ricerche finalizzato allo studio delle problematiche connesse alla salvaguardia del patrimonio culturale nelle aree a rischio bellico e, più in generale, nelle aree di crisi.
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Nuovi spazi e identità: multividui a confronto
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Io mi muovo con l’arte contemporanea
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Metropoli e baraccopoli: La Biennale di architettura Venezia 2006
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICATI 07:26La 10 Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia segna un passaggio evolutivo nella storia centenaria dell'istituzione culturale piu' famosa del mondo, grazie alla presenza delle due sezioni di progetti Citta' di Pietra a Venezia e Citta' - Porto a Palermo, che accompagnano l'esposizione internazionale Citta'.
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Zingarata: la commedia italiana anni 70 in corto
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 07:26La T-Rex Gallerie è una rete di artisti europei, che si esprimono in differenti campi: pittura, architettura, spazio urbano, musica e molto di più. L'ispirazione degli eventi di T-Rex Galerie nasce dal riunire giovani provenienti da terre e culture differenti, e lasciati liberi di scambiarsi le proprie esperienze.
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Metropoli e baraccopoli: La Biennale di architettura Venezia 2006
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Zingarata: la commedia italiana anni 70 in corto
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Velinomania? Raccomandazioni per un casting
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 07:25Avete deciso che siete stanchi di fare solo gli spettatori e volete partecipare a un programma come ospite, come concorrente o come vero protagonista? L'unica via è quella di arrivare al fatidico provino.
Ecco le dieci regole per affrontarlo al meglio.
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Velinomania? Raccomandazioni per un casting
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Informazione, bufale e ambiguità
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 07:23Il problema della correttezza e credibilità delle informazioni è vecchio come il mondo. Non c'è epoca della storia su cui non ci siano differenze non solo di opinione, ma anche di descrizione e spiegazione dei fatti. C'erano fra i contemporanei in ogni periodo – e ci sono oggi fra gli storici, a distanza di secoli o di millenni.
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I Corsi on line
Posted by Francesco Saverio Simone Corsi 13:56Si tratta di manuali di autoformazione e corsi intensivi in modalità e-learning. [SCRIVETECI PER MAGGIORI INFORMAZIONI terpress et gmail.com]
PRESS OFFICE e COMUNICAZIONE
CONTENT MANAGER e BLOG AZIENDALI
TECHNICAL WRITER e SCRITTURA D'IMPRESA
[Come partecipare]Corsi di studio da frequentare esclusivamente in modalità a distanza su Piattaforme di e-learning open source.
[Prerequisiti] Il corso può essere seguito usando computer Windows, Linux o Mac OSX. È necessario disporre di una connessione ad internet e di un email per l'accesso all'ambiente di e-learning e per le comunicazioni del corso.
[Strumenti] Strumenti di comunicazione, collaborazione e publishing online offerti dalla piattaforma di e-learning.
[Metodologia] La metodologia del corso è centrata sul corsista, egli dovrà avere un ruolo attivo nel processo di apprendimento, attigendo consapevolmente alle risorse disponibili: materiali, tutor, esperti, colleghi, strumenti di comunicazione e collaborazione della piattaforma, etc.
Il tutor infatti, uno per ogni 30 corsisti al massimo, promuove lo scambio e il confronto continuo tra i corsisti, in modo da realizzare un'esperienza di apprendimento collaborativo che si avvale di tutte le risorse offerte dal corso.
Il corso si tiene esclusivamente online, accedendo con una propria password al sito web che costituisce l'ambiente di e-learning (piattaforma corsi).
Non si è tenuti ad essere collegati in momenti fissi o per periodi di tempo prolungati.
Ciascun corsista è libero di accedere al corso quando e per quanto tempo può o ritiene opportuno.
È facoltativa la partecipazione ad incontri in chat e/o videoconferenza nella classe virtuale periodicamente previsti e concordati con tutor ed esperti. Tutti gli incontri vengono in ogni caso registrati per consentire a chi non ha potuto parteciparvi di seguirli “in differita”.
Nell'ambiente di e-learning vengono resi disponibili i materiali formativi fruibili sia direttamente online in modalità interattiva (simulazioni, tutoriali, esercitazioni guidate, etc.) che in download per la stampa.
In aree di discussione moderate dal tutor (forum) vengono approfonditi i contenuti con l'ausilio di tutor, esperti e colleghi di corso.
Il corso prevede momenti di valutazione e autovalutazione attraverso test ed esercitazioni.
Oltre allo studio del materiale formativo vengono proposte analisi e studi di casi concreti seguiti da tutor ed esperti.
Ciascun corsista è invitato ad applicare gli argomenti e le tecniche apprese, sviluppando un “project work”.
[Durata] 5 moduli settimanali solo online
[Sconti] Sconti “fedeltà” del 10% nel caso in cui si è già frequentato almeno un altro corso o si presentano altri corsisti e sconti applicati per scuole, aziende, istituzioni per un numero minimo di 5 persone.
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Il corso prevede momenti di valutazione e autovalutazione attraverso test ed esercitazioni.
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In aree di discussione moderate dal tutor (forum) vengono approfonditi i contenuti con l'ausilio di tutor, esperti e colleghi di corso.
Il corso prevede momenti di valutazione e autovalutazione attraverso test ed esercitazioni.
Oltre allo studio del materiale formativo vengono proposte analisi e studi di casi concreti seguiti da tutor ed esperti.
Ciascun corsista è invitato ad applicare gli argomenti e le tecniche apprese, sviluppando un “project work”.
[Durata] 5 moduli settimanali solo online
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Un mare senza terre
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 11:46La rete è, oggi, il mare senza terre o dighe foranee, supporto valido ai commerci è vero, ma è soprattutto una penetrante e perforante fonte di propagazione della comunicazione.
E’ il grimaldello per l’abbattimento delle barriere culturali e territoriali. E’ un mare che non segna confini ma si estende a macchia d’olio proprio per conglobare le conoscenze più disparate, culture e religioni; metterle a confronto per poi diffonderle.
E’, quindi, dialogo continuo, perpetuo. La cultura può essere d’aiuto, un valido aiuto, soprattutto nelle scelte più difficili; può, grazie all’apporto dei suoi interpreti sensibili dei fermenti sociali, narrare, ipotizzare scenari, inventare storie interpretarle o raffigurare situazioni che aiutino a riflettere, a capire le relazioni sociali e il tessuto urbano.
Affinché, quest’ultimo, non risulti isolato occorre che si istituisca un rapporto di buon vicinato tra la rete e chi a essa si rivolge per uno scambio di idee e non solo, per colloquiare, ampliare le personali conoscenze, comunicare e, perché no, anche per narrarsi. Non più una comunicazione passiva o, meglio, un’informazione di livello passivo avulsa dai pressanti problemi cui sono assillate le comunità urbane ma coscienza critica che vede il mondo per come è davvero, ossia costituito dalla compresenza dell’immenso numero delle diversità che lo compongono e dalle relazioni che le collegano. La cultura, nella sua più ampia accezione, ha la necessità di raccontarsi e raccontare ciò che accade al o nel tessuto urbano e la rete risulta il mezzo mediatico più idoneo, data l’immediatezza di informazione ma anche d’intervento.
E’ possibile partecipare al dibattito con proposte e ideali soluzioni. Attraverso la rete, l’odierno mar Mediterraneo, ci si individua e si ritrova un preciso referente non soltanto per i problemi di carattere generali quanto per quelli delle singole comunità urbane. Si, la rete come ogni altro mare, è veicolo di cultura e di vita.
Ma, come ogni mare, come ogni spazio senza confini, acquista la configurazione che gli dà ciascun navigatore e TerPress vuol contribuire a fare del mare nostrum, il mare di tutti; un mare che raccordi l’informazione alla “cultura” delle realtà urbane, si ma innanzi tutto al bisogno di comunicare e irradiare comunicazione perché solo così può esserci crescita complessiva del territorio urbano.
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Un mare senza terre
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 11:46La rete è, oggi, il mare senza terre o dighe foranee, supporto valido ai commerci è vero, ma è soprattutto una penetrante e perforante fonte di propagazione della comunicazione.
E’ il grimaldello per l’abbattimento delle barriere culturali e territoriali. E’ un mare che non segna confini ma si estende a macchia d’olio proprio per conglobare le conoscenze più disparate, culture e religioni; metterle a confronto per poi diffonderle.
E’, quindi, dialogo continuo, perpetuo. La cultura può essere d’aiuto, un valido aiuto, soprattutto nelle scelte più difficili; può, grazie all’apporto dei suoi interpreti sensibili dei fermenti sociali, narrare, ipotizzare scenari, inventare storie interpretarle o raffigurare situazioni che aiutino a riflettere, a capire le relazioni sociali e il tessuto urbano.
Affinché, quest’ultimo, non risulti isolato occorre che si istituisca un rapporto di buon vicinato tra la rete e chi a essa si rivolge per uno scambio di idee e non solo, per colloquiare, ampliare le personali conoscenze, comunicare e, perché no, anche per narrarsi. Non più una comunicazione passiva o, meglio, un’informazione di livello passivo avulsa dai pressanti problemi cui sono assillate le comunità urbane ma coscienza critica che vede il mondo per come è davvero, ossia costituito dalla compresenza dell’immenso numero delle diversità che lo compongono e dalle relazioni che le collegano. La cultura, nella sua più ampia accezione, ha la necessità di raccontarsi e raccontare ciò che accade al o nel tessuto urbano e la rete risulta il mezzo mediatico più idoneo, data l’immediatezza di informazione ma anche d’intervento.
E’ possibile partecipare al dibattito con proposte e ideali soluzioni. Attraverso la rete, l’odierno mar Mediterraneo, ci si individua e si ritrova un preciso referente non soltanto per i problemi di carattere generali quanto per quelli delle singole comunità urbane. Si, la rete come ogni altro mare, è veicolo di cultura e di vita.
Ma, come ogni mare, come ogni spazio senza confini, acquista la configurazione che gli dà ciascun navigatore e TerPress vuol contribuire a fare del mare nostrum, il mare di tutti; un mare che raccordi l’informazione alla “cultura” delle realtà urbane, si ma innanzi tutto al bisogno di comunicare e irradiare comunicazione perché solo così può esserci crescita complessiva del territorio urbano.
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E’ il grimaldello per l’abbattimento delle barriere culturali e territoriali. E’ un mare che non segna confini ma si estende a macchia d’olio proprio per conglobare le conoscenze più disparate, culture e religioni; metterle a confronto per poi diffonderle.
E’, quindi, dialogo continuo, perpetuo. La cultura può essere d’aiuto, un valido aiuto, soprattutto nelle scelte più difficili; può, grazie all’apporto dei suoi interpreti sensibili dei fermenti sociali, narrare, ipotizzare scenari, inventare storie interpretarle o raffigurare situazioni che aiutino a riflettere, a capire le relazioni sociali e il tessuto urbano.
Affinché, quest’ultimo, non risulti isolato occorre che si istituisca un rapporto di buon vicinato tra la rete e chi a essa si rivolge per uno scambio di idee e non solo, per colloquiare, ampliare le personali conoscenze, comunicare e, perché no, anche per narrarsi. Non più una comunicazione passiva o, meglio, un’informazione di livello passivo avulsa dai pressanti problemi cui sono assillate le comunità urbane ma coscienza critica che vede il mondo per come è davvero, ossia costituito dalla compresenza dell’immenso numero delle diversità che lo compongono e dalle relazioni che le collegano. La cultura, nella sua più ampia accezione, ha la necessità di raccontarsi e raccontare ciò che accade al o nel tessuto urbano e la rete risulta il mezzo mediatico più idoneo, data l’immediatezza di informazione ma anche d’intervento.
E’ possibile partecipare al dibattito con proposte e ideali soluzioni. Attraverso la rete, l’odierno mar Mediterraneo, ci si individua e si ritrova un preciso referente non soltanto per i problemi di carattere generali quanto per quelli delle singole comunità urbane. Si, la rete come ogni altro mare, è veicolo di cultura e di vita.
Ma, come ogni mare, come ogni spazio senza confini, acquista la configurazione che gli dà ciascun navigatore e TerPress vuol contribuire a fare del mare nostrum, il mare di tutti; un mare che raccordi l’informazione alla “cultura” delle realtà urbane, si ma innanzi tutto al bisogno di comunicare e irradiare comunicazione perché solo così può esserci crescita complessiva del territorio urbano.
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Un mare senza terre
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 11:46La rete è, oggi, il mare senza terre o dighe foranee, supporto valido ai commerci è vero, ma è soprattutto una penetrante e perforante fonte di propagazione della comunicazione.
E’ il grimaldello per l’abbattimento delle barriere culturali e territoriali. E’ un mare che non segna confini ma si estende a macchia d’olio proprio per conglobare le conoscenze più disparate, culture e religioni; metterle a confronto per poi diffonderle.
E’, quindi, dialogo continuo, perpetuo. La cultura può essere d’aiuto, un valido aiuto, soprattutto nelle scelte più difficili; può, grazie all’apporto dei suoi interpreti sensibili dei fermenti sociali, narrare, ipotizzare scenari, inventare storie interpretarle o raffigurare situazioni che aiutino a riflettere, a capire le relazioni sociali e il tessuto urbano.
Affinché, quest’ultimo, non risulti isolato occorre che si istituisca un rapporto di buon vicinato tra la rete e chi a essa si rivolge per uno scambio di idee e non solo, per colloquiare, ampliare le personali conoscenze, comunicare e, perché no, anche per narrarsi. Non più una comunicazione passiva o, meglio, un’informazione di livello passivo avulsa dai pressanti problemi cui sono assillate le comunità urbane ma coscienza critica che vede il mondo per come è davvero, ossia costituito dalla compresenza dell’immenso numero delle diversità che lo compongono e dalle relazioni che le collegano. La cultura, nella sua più ampia accezione, ha la necessità di raccontarsi e raccontare ciò che accade al o nel tessuto urbano e la rete risulta il mezzo mediatico più idoneo, data l’immediatezza di informazione ma anche d’intervento.
E’ possibile partecipare al dibattito con proposte e ideali soluzioni. Attraverso la rete, l’odierno mar Mediterraneo, ci si individua e si ritrova un preciso referente non soltanto per i problemi di carattere generali quanto per quelli delle singole comunità urbane. Si, la rete come ogni altro mare, è veicolo di cultura e di vita.
Ma, come ogni mare, come ogni spazio senza confini, acquista la configurazione che gli dà ciascun navigatore e TerPress vuol contribuire a fare del mare nostrum, il mare di tutti; un mare che raccordi l’informazione alla “cultura” delle realtà urbane, si ma innanzi tutto al bisogno di comunicare e irradiare comunicazione perché solo così può esserci crescita complessiva del territorio urbano.
leggi l'articolo - TERPRESS N°1 DIC 2006 in PDF
Le Sources de vieux Serbia
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:09un giorno forse l’aridità prevarrà sullo spirito ma noi siamoancora in grado di vedere nominare, un percorso,ruscello, una terra.
Cosa attendiamo? Siamo in attesa di mani, occhi, linguaggi eimmagini estranee, di passaggi, di scoperte e di modi di comunicare stranieri a una terra che non è ancora desolata..luogo.(Casaterra 2004).
E’ il desiderio di incontrare “linguaggi e immagini estranee” che mi porta per laterza volta in Serbia. L’occasione mi è data dal workshop “Le Sources de vieux Serbia” in cui musicisti, scrittori, poeti e pittori didiverse nazionalità animeranno uno spazio comune che fiorisce nell’ambito del Festival delle attività artistiche di Raska (Belgrado),che si terrà dal 22 al 30 luglio 2006, giunto alla sua ottava edizione. Come di consueto, il Festival si svolgerà all’interno delsuggestivo monastero di Gradac, voluto nel XIII secolo dalla regina serba ma di origine francese Hélène d’Anjou. Crocevia di etniedifferenti e alle volte contrastanti, la Serbia offre il palcoscenico ideale per una manifestazione che fa del confronto interculturale ilsuo tratto distintivo.
Il mio legame con questa terra e con la sua gente è essenzialmente emozionale. Perché la Serbia? Non èsemplice rispondere a questa domanda. Ciò che mi lega al popolo serbo e agli artisti che ho conosciuto nelle precedentiesperienze è la voglia di “venire fuori” dall’ isolamento – comunque sia inteso – per condividere, scambiare idee ed esperienze. Ciunisce il desiderio di comunicare con il resto del mondo, di sperimentare questa “terra che non è ancora desolata” malgrado le chiusure e le barriere ad essa imposte nel corso della storia. In particolare, questo festival costituisce una sorta di viaggio allascoperta delle identità specifiche di un popolo e della sua cultura che si fondono nella sinergia di un lavoro corale edinternazionale. In Serbia ho ritrovato immediatamente quella voglia di creare che purtroppo da noi sembra quasi perduta,schiacciata da un consumismo dilagante e dall’ossessione del nome, del personaggio.
Per quanto possa sembrare uncontrosenso, la libertà in Serbia si percepisce nell’aria, la si sente addosso e si sente il fermento, il desiderio di rinascere e ricostruire, il pulsare della vita. “Cerco una strada che porti il mio nome”, scrive Izet Sarajlic e la prima volta che sono andata inSerbia, è stato per un progetto ispirato a questo poeta sopravvissuto alla disgregazione di una Sarajevo multietnica, conservataintegra nelle sue parti non solo nel proprio nome e nel proprio sangue ma anche nella propria voce. “Cerco una strada che porti ilmio nome” significa cercare l’immagine di una realtà in cui riconoscersi, che ci corrisponda, di cui essere parte; e significa farloripartendo dai suoi elementi essenziali, visti nella loro semplicità disarmante. il suo messaggio che attraversa le frontiere potrebbeessere l’ultima possibilità di uscire dal naufragio del secolo trascorso che ancora si trascina nel martirio delle guerre, e l’unicapossibilità di riprendere il cammino, di riprendere la strada.
Ecco da dove nasce l’entusiasmo che mi porta al Festival di Raska,benché non abbia pensato ancora al “pezzo” che porterò con me. Infatti, non è la partecipazione “individuale” che interessa; ciòche importa, invece, è la dimensione del lavoro comune portato avanti da una comunità di artisti che vuole soddisfare quella setedi senso globale di cui il popolo serbo è concreta manifestazione. Da un punto di vista squisitamente personale, il mio contributoconsiste nel rinsaldare quel legame che già da diversi anni unisce la Puglia all’altra sponda dell’Adriatico. Quello che vorrei èconsolidare un canale attraverso cui si realizzi una possibilità di scambio, tra due realtà che, per quanto vicine sembrano lontanenel tempo e nello spazio, divise e segnate da percorsi storici differenti.
Le Sources de vieux Serbia
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:09un giorno forse l’aridità prevarrà sullo spirito ma noi siamoancora in grado di vedere nominare, un percorso,ruscello, una terra.
Cosa attendiamo? Siamo in attesa di mani, occhi, linguaggi eimmagini estranee, di passaggi, di scoperte e di modi di comunicare stranieri a una terra che non è ancora desolata..luogo.(Casaterra 2004).
E’ il desiderio di incontrare “linguaggi e immagini estranee” che mi porta per laterza volta in Serbia. L’occasione mi è data dal workshop “Le Sources de vieux Serbia” in cui musicisti, scrittori, poeti e pittori didiverse nazionalità animeranno uno spazio comune che fiorisce nell’ambito del Festival delle attività artistiche di Raska (Belgrado),che si terrà dal 22 al 30 luglio 2006, giunto alla sua ottava edizione. Come di consueto, il Festival si svolgerà all’interno delsuggestivo monastero di Gradac, voluto nel XIII secolo dalla regina serba ma di origine francese Hélène d’Anjou. Crocevia di etniedifferenti e alle volte contrastanti, la Serbia offre il palcoscenico ideale per una manifestazione che fa del confronto interculturale ilsuo tratto distintivo.
Il mio legame con questa terra e con la sua gente è essenzialmente emozionale. Perché la Serbia? Non èsemplice rispondere a questa domanda. Ciò che mi lega al popolo serbo e agli artisti che ho conosciuto nelle precedentiesperienze è la voglia di “venire fuori” dall’ isolamento – comunque sia inteso – per condividere, scambiare idee ed esperienze. Ciunisce il desiderio di comunicare con il resto del mondo, di sperimentare questa “terra che non è ancora desolata” malgrado le chiusure e le barriere ad essa imposte nel corso della storia. In particolare, questo festival costituisce una sorta di viaggio allascoperta delle identità specifiche di un popolo e della sua cultura che si fondono nella sinergia di un lavoro corale edinternazionale. In Serbia ho ritrovato immediatamente quella voglia di creare che purtroppo da noi sembra quasi perduta,schiacciata da un consumismo dilagante e dall’ossessione del nome, del personaggio.
Per quanto possa sembrare uncontrosenso, la libertà in Serbia si percepisce nell’aria, la si sente addosso e si sente il fermento, il desiderio di rinascere e ricostruire, il pulsare della vita. “Cerco una strada che porti il mio nome”, scrive Izet Sarajlic e la prima volta che sono andata inSerbia, è stato per un progetto ispirato a questo poeta sopravvissuto alla disgregazione di una Sarajevo multietnica, conservataintegra nelle sue parti non solo nel proprio nome e nel proprio sangue ma anche nella propria voce. “Cerco una strada che porti ilmio nome” significa cercare l’immagine di una realtà in cui riconoscersi, che ci corrisponda, di cui essere parte; e significa farloripartendo dai suoi elementi essenziali, visti nella loro semplicità disarmante. il suo messaggio che attraversa le frontiere potrebbeessere l’ultima possibilità di uscire dal naufragio del secolo trascorso che ancora si trascina nel martirio delle guerre, e l’unicapossibilità di riprendere il cammino, di riprendere la strada.
Ecco da dove nasce l’entusiasmo che mi porta al Festival di Raska,benché non abbia pensato ancora al “pezzo” che porterò con me. Infatti, non è la partecipazione “individuale” che interessa; ciòche importa, invece, è la dimensione del lavoro comune portato avanti da una comunità di artisti che vuole soddisfare quella setedi senso globale di cui il popolo serbo è concreta manifestazione. Da un punto di vista squisitamente personale, il mio contributoconsiste nel rinsaldare quel legame che già da diversi anni unisce la Puglia all’altra sponda dell’Adriatico. Quello che vorrei èconsolidare un canale attraverso cui si realizzi una possibilità di scambio, tra due realtà che, per quanto vicine sembrano lontanenel tempo e nello spazio, divise e segnate da percorsi storici differenti.
Le Sources de vieux Serbia
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:09un giorno forse l’aridità prevarrà sullo spirito ma noi siamoancora in grado di vedere nominare, un percorso,ruscello, una terra.
Cosa attendiamo? Siamo in attesa di mani, occhi, linguaggi eimmagini estranee, di passaggi, di scoperte e di modi di comunicare stranieri a una terra che non è ancora desolata..luogo.(Casaterra 2004).
E’ il desiderio di incontrare “linguaggi e immagini estranee” che mi porta per laterza volta in Serbia. L’occasione mi è data dal workshop “Le Sources de vieux Serbia” in cui musicisti, scrittori, poeti e pittori didiverse nazionalità animeranno uno spazio comune che fiorisce nell’ambito del Festival delle attività artistiche di Raska (Belgrado),che si terrà dal 22 al 30 luglio 2006, giunto alla sua ottava edizione. Come di consueto, il Festival si svolgerà all’interno delsuggestivo monastero di Gradac, voluto nel XIII secolo dalla regina serba ma di origine francese Hélène d’Anjou. Crocevia di etniedifferenti e alle volte contrastanti, la Serbia offre il palcoscenico ideale per una manifestazione che fa del confronto interculturale ilsuo tratto distintivo.
Il mio legame con questa terra e con la sua gente è essenzialmente emozionale. Perché la Serbia? Non èsemplice rispondere a questa domanda. Ciò che mi lega al popolo serbo e agli artisti che ho conosciuto nelle precedentiesperienze è la voglia di “venire fuori” dall’ isolamento – comunque sia inteso – per condividere, scambiare idee ed esperienze. Ciunisce il desiderio di comunicare con il resto del mondo, di sperimentare questa “terra che non è ancora desolata” malgrado le chiusure e le barriere ad essa imposte nel corso della storia. In particolare, questo festival costituisce una sorta di viaggio allascoperta delle identità specifiche di un popolo e della sua cultura che si fondono nella sinergia di un lavoro corale edinternazionale. In Serbia ho ritrovato immediatamente quella voglia di creare che purtroppo da noi sembra quasi perduta,schiacciata da un consumismo dilagante e dall’ossessione del nome, del personaggio.
Per quanto possa sembrare uncontrosenso, la libertà in Serbia si percepisce nell’aria, la si sente addosso e si sente il fermento, il desiderio di rinascere e ricostruire, il pulsare della vita. “Cerco una strada che porti il mio nome”, scrive Izet Sarajlic e la prima volta che sono andata inSerbia, è stato per un progetto ispirato a questo poeta sopravvissuto alla disgregazione di una Sarajevo multietnica, conservataintegra nelle sue parti non solo nel proprio nome e nel proprio sangue ma anche nella propria voce. “Cerco una strada che porti ilmio nome” significa cercare l’immagine di una realtà in cui riconoscersi, che ci corrisponda, di cui essere parte; e significa farloripartendo dai suoi elementi essenziali, visti nella loro semplicità disarmante. il suo messaggio che attraversa le frontiere potrebbeessere l’ultima possibilità di uscire dal naufragio del secolo trascorso che ancora si trascina nel martirio delle guerre, e l’unicapossibilità di riprendere il cammino, di riprendere la strada.
Ecco da dove nasce l’entusiasmo che mi porta al Festival di Raska,benché non abbia pensato ancora al “pezzo” che porterò con me. Infatti, non è la partecipazione “individuale” che interessa; ciòche importa, invece, è la dimensione del lavoro comune portato avanti da una comunità di artisti che vuole soddisfare quella setedi senso globale di cui il popolo serbo è concreta manifestazione. Da un punto di vista squisitamente personale, il mio contributoconsiste nel rinsaldare quel legame che già da diversi anni unisce la Puglia all’altra sponda dell’Adriatico. Quello che vorrei èconsolidare un canale attraverso cui si realizzi una possibilità di scambio, tra due realtà che, per quanto vicine sembrano lontanenel tempo e nello spazio, divise e segnate da percorsi storici differenti.
Le Sources de vieux Serbia
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:09un giorno forse l’aridità prevarrà sullo spirito ma noi siamoancora in grado di vedere nominare, un percorso,ruscello, una terra.
Cosa attendiamo? Siamo in attesa di mani, occhi, linguaggi eimmagini estranee, di passaggi, di scoperte e di modi di comunicare stranieri a una terra che non è ancora desolata..luogo.(Casaterra 2004).
E’ il desiderio di incontrare “linguaggi e immagini estranee” che mi porta per laterza volta in Serbia. L’occasione mi è data dal workshop “Le Sources de vieux Serbia” in cui musicisti, scrittori, poeti e pittori didiverse nazionalità animeranno uno spazio comune che fiorisce nell’ambito del Festival delle attività artistiche di Raska (Belgrado),che si terrà dal 22 al 30 luglio 2006, giunto alla sua ottava edizione. Come di consueto, il Festival si svolgerà all’interno delsuggestivo monastero di Gradac, voluto nel XIII secolo dalla regina serba ma di origine francese Hélène d’Anjou. Crocevia di etniedifferenti e alle volte contrastanti, la Serbia offre il palcoscenico ideale per una manifestazione che fa del confronto interculturale ilsuo tratto distintivo.
Il mio legame con questa terra e con la sua gente è essenzialmente emozionale. Perché la Serbia? Non èsemplice rispondere a questa domanda. Ciò che mi lega al popolo serbo e agli artisti che ho conosciuto nelle precedentiesperienze è la voglia di “venire fuori” dall’ isolamento – comunque sia inteso – per condividere, scambiare idee ed esperienze. Ciunisce il desiderio di comunicare con il resto del mondo, di sperimentare questa “terra che non è ancora desolata” malgrado le chiusure e le barriere ad essa imposte nel corso della storia. In particolare, questo festival costituisce una sorta di viaggio allascoperta delle identità specifiche di un popolo e della sua cultura che si fondono nella sinergia di un lavoro corale edinternazionale. In Serbia ho ritrovato immediatamente quella voglia di creare che purtroppo da noi sembra quasi perduta,schiacciata da un consumismo dilagante e dall’ossessione del nome, del personaggio.
Per quanto possa sembrare uncontrosenso, la libertà in Serbia si percepisce nell’aria, la si sente addosso e si sente il fermento, il desiderio di rinascere e ricostruire, il pulsare della vita. “Cerco una strada che porti il mio nome”, scrive Izet Sarajlic e la prima volta che sono andata inSerbia, è stato per un progetto ispirato a questo poeta sopravvissuto alla disgregazione di una Sarajevo multietnica, conservataintegra nelle sue parti non solo nel proprio nome e nel proprio sangue ma anche nella propria voce. “Cerco una strada che porti ilmio nome” significa cercare l’immagine di una realtà in cui riconoscersi, che ci corrisponda, di cui essere parte; e significa farloripartendo dai suoi elementi essenziali, visti nella loro semplicità disarmante. il suo messaggio che attraversa le frontiere potrebbeessere l’ultima possibilità di uscire dal naufragio del secolo trascorso che ancora si trascina nel martirio delle guerre, e l’unicapossibilità di riprendere il cammino, di riprendere la strada.
Ecco da dove nasce l’entusiasmo che mi porta al Festival di Raska,benché non abbia pensato ancora al “pezzo” che porterò con me. Infatti, non è la partecipazione “individuale” che interessa; ciòche importa, invece, è la dimensione del lavoro comune portato avanti da una comunità di artisti che vuole soddisfare quella setedi senso globale di cui il popolo serbo è concreta manifestazione. Da un punto di vista squisitamente personale, il mio contributoconsiste nel rinsaldare quel legame che già da diversi anni unisce la Puglia all’altra sponda dell’Adriatico. Quello che vorrei èconsolidare un canale attraverso cui si realizzi una possibilità di scambio, tra due realtà che, per quanto vicine sembrano lontanenel tempo e nello spazio, divise e segnate da percorsi storici differenti.
Da Origemgrega a atual realidade
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:08Dos rituais primitivos e religiosos dos quais estavaenvolta a antiga Grécia, surgiu a aventura efêmera queatravessaria os séculos: o Teatro!
Foram os gregos que criaram, dentro douniverso artístico, a Tragédia Grega, que fala sempresobre realidades e mitos. Atualmente o artista passapela dificuldade de fazer o espetáculo, pois a própriasociedade já se transformou em algo espetacular, ficacada vez mais difícil fazer teatro de uma forma que estetenha o peso de uma responsabilidade com atransformação social, uma vez que o próprio teatrista sevê na dificuldade de uma compreensão mais ampla dasociedade na qual está inserido.
Hoje, pelo menos noBrasil, fazer arte é muito difícil, pois sempreesbarramos na burocracia para montagens dosespetáculos, seja ele pequeno ou não, mas insistir emmanter o processo vivo, é mais que uma obrigação, éuma arte.
Da Origemgrega a atual realidade
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:08Dos rituais primitivos e religiosos dos quais estavaenvolta a antiga Grécia, surgiu a aventura efêmera queatravessaria os séculos: o Teatro!
Foram os gregos que criaram, dentro douniverso artístico, a Tragédia Grega, que fala sempresobre realidades e mitos. Atualmente o artista passapela dificuldade de fazer o espetáculo, pois a própriasociedade já se transformou em algo espetacular, ficacada vez mais difícil fazer teatro de uma forma que estetenha o peso de uma responsabilidade com atransformação social, uma vez que o próprio teatrista sevê na dificuldade de uma compreensão mais ampla dasociedade na qual está inserido.
Hoje, pelo menos noBrasil, fazer arte é muito difícil, pois sempreesbarramos na burocracia para montagens dosespetáculos, seja ele pequeno ou não, mas insistir emmanter o processo vivo, é mais que uma obrigação, éuma arte.
Da Origemgrega a atual realidade
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:08Dos rituais primitivos e religiosos dos quais estavaenvolta a antiga Grécia, surgiu a aventura efêmera queatravessaria os séculos: o Teatro!
Foram os gregos que criaram, dentro douniverso artístico, a Tragédia Grega, que fala sempresobre realidades e mitos. Atualmente o artista passapela dificuldade de fazer o espetáculo, pois a própriasociedade já se transformou em algo espetacular, ficacada vez mais difícil fazer teatro de uma forma que estetenha o peso de uma responsabilidade com atransformação social, uma vez que o próprio teatrista sevê na dificuldade de uma compreensão mais ampla dasociedade na qual está inserido.
Hoje, pelo menos noBrasil, fazer arte é muito difícil, pois sempreesbarramos na burocracia para montagens dosespetáculos, seja ele pequeno ou não, mas insistir emmanter o processo vivo, é mais que uma obrigação, éuma arte.
Da Origemgrega a atual realidade
Posted by Francesco Saverio Simone CULTURA E SOCIETA' 03:08Dos rituais primitivos e religiosos dos quais estavaenvolta a antiga Grécia, surgiu a aventura efêmera queatravessaria os séculos: o Teatro!
Foram os gregos que criaram, dentro douniverso artístico, a Tragédia Grega, que fala sempresobre realidades e mitos. Atualmente o artista passapela dificuldade de fazer o espetáculo, pois a própriasociedade já se transformou em algo espetacular, ficacada vez mais difícil fazer teatro de uma forma que estetenha o peso de uma responsabilidade com atransformação social, uma vez que o próprio teatrista sevê na dificuldade de uma compreensão mais ampla dasociedade na qual está inserido.
Hoje, pelo menos noBrasil, fazer arte é muito difícil, pois sempreesbarramos na burocracia para montagens dosespetáculos, seja ele pequeno ou não, mas insistir emmanter o processo vivo, é mais que uma obrigação, éuma arte.
La @ e i nuovi orizzonti
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 03:07Il senso del respiro e dell' appartenenza alla propria vita è dato dallapossibilità di esprimersi liberamente. Il Sud, pur essendo luminoso di suo, non è sempre generoso con le menti creative e nascer-cie viver-ci produce di per sé insofferenza e desiderio di evasione.
Spesso si pensa che le menti del Sudproducano pensieri, emozioni calde e sensuali come lo sono i suoi colori. Eppure tali sensazioni sono legate anche ad unarecettività talmente alta da " risucchiare ", " sviscerare " e di conseguenza " sintetizzare " il senso di impotenza attraversoimmagini sfocate,..irragiungibili...
Si vive sperimentando, come nell' arte... Alcune linee sulla mia ricerca artistica, direi che sonoriconducibili al segno e alla materia. Spatolare il " nero ", renderlo denso e pregnante e dal gesto tracciare spazi di definizione in unconnubio tra istinto e razionalità. Il segno già tracciato dall'89 si e' poi esasperato in un eccesso di provocazioni tra " io " e " l' eros" in un idea di nascita del " terzo - uomo -donna" migliore, dove l'etica del bello non sia solo legata alla sola esigenza estetica. Incontrapposizione alla ricerca sul segno ho indagato sull'essenza della materia, sperimentando la "scrittura" e la "trasparenza"tipiche della cultura orientale. Se l'Oriente spicca e conserva forme, gentilezza ed equilibrio estetico, lo stesso risente di chiusureche ritrovo nella mia "non-terra".
Vi e' quindi un senso costante di non-collaborazione anche da parte delle istituzioni, che invece diriconoscere l'Artista come un "bene" culturale favorendone la crescita e la promozione artistica, lascia lo stesso ad un senso diabbandono. Se c'é da ritrovare un senso attraverso miscelazioni di linguaggi estetici e di culture, RITROVARSI in uno spaziomentale, con gli stessi autori che raccontano su percorsi personali, permette di far scorrere quella naturale esigenza dicomunicazione che nasce nel momento in cui si configura "un'idea".
La semplice "idea", purchè circolare (nona caso la @ haaperto infiniti orizzonti) veicolata verso luoghi o persone recettive alla creativita', può creare, con sensibilita' e coraggio, scambi econtatti necessari alla vita culturale.
La @ e i nuovi orizzonti
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 03:07Il senso del respiro e dell' appartenenza alla propria vita è dato dallapossibilità di esprimersi liberamente. Il Sud, pur essendo luminoso di suo, non è sempre generoso con le menti creative e nascer-cie viver-ci produce di per sé insofferenza e desiderio di evasione.
Spesso si pensa che le menti del Sudproducano pensieri, emozioni calde e sensuali come lo sono i suoi colori. Eppure tali sensazioni sono legate anche ad unarecettività talmente alta da " risucchiare ", " sviscerare " e di conseguenza " sintetizzare " il senso di impotenza attraversoimmagini sfocate,..irragiungibili...
Si vive sperimentando, come nell' arte... Alcune linee sulla mia ricerca artistica, direi che sonoriconducibili al segno e alla materia. Spatolare il " nero ", renderlo denso e pregnante e dal gesto tracciare spazi di definizione in unconnubio tra istinto e razionalità. Il segno già tracciato dall'89 si e' poi esasperato in un eccesso di provocazioni tra " io " e " l' eros" in un idea di nascita del " terzo - uomo -donna" migliore, dove l'etica del bello non sia solo legata alla sola esigenza estetica. Incontrapposizione alla ricerca sul segno ho indagato sull'essenza della materia, sperimentando la "scrittura" e la "trasparenza"tipiche della cultura orientale. Se l'Oriente spicca e conserva forme, gentilezza ed equilibrio estetico, lo stesso risente di chiusureche ritrovo nella mia "non-terra".
Vi e' quindi un senso costante di non-collaborazione anche da parte delle istituzioni, che invece diriconoscere l'Artista come un "bene" culturale favorendone la crescita e la promozione artistica, lascia lo stesso ad un senso diabbandono. Se c'é da ritrovare un senso attraverso miscelazioni di linguaggi estetici e di culture, RITROVARSI in uno spaziomentale, con gli stessi autori che raccontano su percorsi personali, permette di far scorrere quella naturale esigenza dicomunicazione che nasce nel momento in cui si configura "un'idea".
La semplice "idea", purchè circolare (nona caso la @ haaperto infiniti orizzonti) veicolata verso luoghi o persone recettive alla creativita', può creare, con sensibilita' e coraggio, scambi econtatti necessari alla vita culturale.
La @ e i nuovi orizzonti
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 03:07Il senso del respiro e dell' appartenenza alla propria vita è dato dallapossibilità di esprimersi liberamente. Il Sud, pur essendo luminoso di suo, non è sempre generoso con le menti creative e nascer-cie viver-ci produce di per sé insofferenza e desiderio di evasione.
Spesso si pensa che le menti del Sudproducano pensieri, emozioni calde e sensuali come lo sono i suoi colori. Eppure tali sensazioni sono legate anche ad unarecettività talmente alta da " risucchiare ", " sviscerare " e di conseguenza " sintetizzare " il senso di impotenza attraversoimmagini sfocate,..irragiungibili...
Si vive sperimentando, come nell' arte... Alcune linee sulla mia ricerca artistica, direi che sonoriconducibili al segno e alla materia. Spatolare il " nero ", renderlo denso e pregnante e dal gesto tracciare spazi di definizione in unconnubio tra istinto e razionalità. Il segno già tracciato dall'89 si e' poi esasperato in un eccesso di provocazioni tra " io " e " l' eros" in un idea di nascita del " terzo - uomo -donna" migliore, dove l'etica del bello non sia solo legata alla sola esigenza estetica. Incontrapposizione alla ricerca sul segno ho indagato sull'essenza della materia, sperimentando la "scrittura" e la "trasparenza"tipiche della cultura orientale. Se l'Oriente spicca e conserva forme, gentilezza ed equilibrio estetico, lo stesso risente di chiusureche ritrovo nella mia "non-terra".
Vi e' quindi un senso costante di non-collaborazione anche da parte delle istituzioni, che invece diriconoscere l'Artista come un "bene" culturale favorendone la crescita e la promozione artistica, lascia lo stesso ad un senso diabbandono. Se c'é da ritrovare un senso attraverso miscelazioni di linguaggi estetici e di culture, RITROVARSI in uno spaziomentale, con gli stessi autori che raccontano su percorsi personali, permette di far scorrere quella naturale esigenza dicomunicazione che nasce nel momento in cui si configura "un'idea".
La semplice "idea", purchè circolare (nona caso la @ haaperto infiniti orizzonti) veicolata verso luoghi o persone recettive alla creativita', può creare, con sensibilita' e coraggio, scambi econtatti necessari alla vita culturale.
La @ e i nuovi orizzonti
Posted by Francesco Saverio Simone COMUNICAZIONE E NEW MEDIA 03:07Il senso del respiro e dell' appartenenza alla propria vita è dato dallapossibilità di esprimersi liberamente. Il Sud, pur essendo luminoso di suo, non è sempre generoso con le menti creative e nascer-cie viver-ci produce di per sé insofferenza e desiderio di evasione.
Spesso si pensa che le menti del Sudproducano pensieri, emozioni calde e sensuali come lo sono i suoi colori. Eppure tali sensazioni sono legate anche ad unarecettività talmente alta da " risucchiare ", " sviscerare " e di conseguenza " sintetizzare " il senso di impotenza attraversoimmagini sfocate,..irragiungibili...
Si vive sperimentando, come nell' arte... Alcune linee sulla mia ricerca artistica, direi che sonoriconducibili al segno e alla materia. Spatolare il " nero ", renderlo denso e pregnante e dal gesto tracciare spazi di definizione in unconnubio tra istinto e razionalità. Il segno già tracciato dall'89 si e' poi esasperato in un eccesso di provocazioni tra " io " e " l' eros" in un idea di nascita del " terzo - uomo -donna" migliore, dove l'etica del bello non sia solo legata alla sola esigenza estetica. Incontrapposizione alla ricerca sul segno ho indagato sull'essenza della materia, sperimentando la "scrittura" e la "trasparenza"tipiche della cultura orientale. Se l'Oriente spicca e conserva forme, gentilezza ed equilibrio estetico, lo stesso risente di chiusureche ritrovo nella mia "non-terra".
Vi e' quindi un senso costante di non-collaborazione anche da parte delle istituzioni, che invece diriconoscere l'Artista come un "bene" culturale favorendone la crescita e la promozione artistica, lascia lo stesso ad un senso diabbandono. Se c'é da ritrovare un senso attraverso miscelazioni di linguaggi estetici e di culture, RITROVARSI in uno spaziomentale, con gli stessi autori che raccontano su percorsi personali, permette di far scorrere quella naturale esigenza dicomunicazione che nasce nel momento in cui si configura "un'idea".
La semplice "idea", purchè circolare (nona caso la @ haaperto infiniti orizzonti) veicolata verso luoghi o persone recettive alla creativita', può creare, con sensibilita' e coraggio, scambi econtatti necessari alla vita culturale.
Bach to the future
Posted by Francesco Saverio Simone 03:05Il ritmo, il pulsare della vita unisce gli umani, ci collega l’uno all’altro consottilissimi fili di un grande disegno, un’ opera dove noi con i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri gesti ne componiamol’armonia, mentre ognuno di noi ne è anche melodia, la propria.
Il nostro vivere da esseri unici ma in uncontesto sociale socializzante, crea la “poliritmia”.
Già come parola/nome/significato/significante, la poli-rit-mia descrive da sola lasua appartenenza ad ognuno di noi e a tutti. La poliritmia può avvicinare esseri umani di diverse zone del mondo senza che siconoscano fisicamente, semplicemente per il loro essere parte di una sinfonia globale. Il tribalismo che unisce attraverso ilpensiero (aborigeni australiani), l’azione visiva ( levitazione africana) il linguaggio percussivo ( tam tam ), il gesto segnico ( lapittura murale) raggiungono luoghi animici distanti tra loro ma in realtà vicini, come possiamo riconoscere nei percorsi artistici cheattraverso l’ascolto interiore vanno alla ricerca di se, dell’essenza più ancestrale fino ad arrivare ad una possibile origine, o ad unritorno?
La matematica consapevolezza che la scomposizione atomico/chimica della vita (come nella musica i quarti, gli ottavi, isedicesimi, i trentaduesimi i sessantaquattresimi e così via), ci riporta ad una verità indivisibile, all’ essenza dell’unità assoluta.Questo fino a quando non troveremo/varcheremo la soglia di una nuova dimensione, dove gli schemi rompendosi creeranno altreporte/finestre o schemi/non schemi con cui esprimersi.
Solo liberando la fantasia in quella apparente griglia musicale che sembraessere a volte una gabbia costrittiva, scopriamo come una pulsazione ritmica di un essere umano europeo può combaciare,racchiudersi, in una pulsazione ritmica di un essere umano latino/americano e viceversa. E’ certo che ognuno di noi almeno unavolta nella vita si è scoperto sentire il proprio cuore sintonicamente, sincronicamente, sistolicamente parte di un altro cuore.
Bach to the future
Posted by Francesco Saverio Simone 03:05Il ritmo, il pulsare della vita unisce gli umani, ci collega l’uno all’altro consottilissimi fili di un grande disegno, un’ opera dove noi con i nostri pensieri, le nostre parole e i nostri gesti ne componiamol’armonia, mentre ognuno di noi ne è anche melodia, la propria.
Il nostro vivere da esseri unici ma in uncontesto sociale socializzante, crea la “poliritmia”.
Già come parola/nome/significato/significante, la poli-rit-mia descrive da sola lasua appartenenza ad ognuno di noi e a tutti. La poliritmia può avvicinare esseri umani di diverse zone del mondo senza che siconoscano fisicamente, semplicemente per il loro essere parte di una sinfonia globale. Il tribalismo che unisce attraverso ilpensiero (aborigeni australiani), l’azione visiva ( levitazione africana) il linguaggio percussivo ( tam tam ), il gesto segnico ( lapittura murale) raggiungono luoghi animici distanti tra loro ma in realtà vicini, come possiamo riconoscere nei percorsi artistici cheattraverso l’ascolto interiore vanno alla ricerca di se, dell’essenza più ancestrale fino ad arrivare ad una possibile origine, o ad unritorno?
La matematica consapevolezza che la scomposizione atomico/chimica della vita (come nella musica i quarti, gli ottavi, isedicesimi, i trentaduesimi i sessantaquattresimi e così via), ci riporta ad una verità indivisibile, all’ essenza dell’unità assoluta.Questo fino a quando non troveremo/varcheremo la soglia di una nuova dimensione, dove gli schemi rompendosi creeranno altreporte/finestre o schemi/non schemi con cui esprimersi.
Solo liberando la fantasia in quella apparente griglia musicale che sembraessere a volte una gabbia costrittiva, scopriamo come una pulsazione ritmica di un essere umano europeo può combaciare,racchiudersi, in una pulsazione ritmica di un essere umano latino/americano e viceversa. E’ certo che ognuno di noi almeno unavolta nella vita si è scoperto sentire il proprio cuore sintonicamente, sincronicamente, sistolicamente parte di un altro cuore.
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Il nostro vivere da esseri unici ma in uncontesto sociale socializzante, crea la “poliritmia”.
Già come parola/nome/significato/significante, la poli-rit-mia descrive da sola lasua appartenenza ad ognuno di noi e a tutti. La poliritmia può avvicinare esseri umani di diverse zone del mondo senza che siconoscano fisicamente, semplicemente per il loro essere parte di una sinfonia globale. Il tribalismo che unisce attraverso ilpensiero (aborigeni australiani), l’azione visiva ( levitazione africana) il linguaggio percussivo ( tam tam ), il gesto segnico ( lapittura murale) raggiungono luoghi animici distanti tra loro ma in realtà vicini, come possiamo riconoscere nei percorsi artistici cheattraverso l’ascolto interiore vanno alla ricerca di se, dell’essenza più ancestrale fino ad arrivare ad una possibile origine, o ad unritorno?
La matematica consapevolezza che la scomposizione atomico/chimica della vita (come nella musica i quarti, gli ottavi, isedicesimi, i trentaduesimi i sessantaquattresimi e così via), ci riporta ad una verità indivisibile, all’ essenza dell’unità assoluta.Questo fino a quando non troveremo/varcheremo la soglia di una nuova dimensione, dove gli schemi rompendosi creeranno altreporte/finestre o schemi/non schemi con cui esprimersi.
Solo liberando la fantasia in quella apparente griglia musicale che sembraessere a volte una gabbia costrittiva, scopriamo come una pulsazione ritmica di un essere umano europeo può combaciare,racchiudersi, in una pulsazione ritmica di un essere umano latino/americano e viceversa. E’ certo che ognuno di noi almeno unavolta nella vita si è scoperto sentire il proprio cuore sintonicamente, sincronicamente, sistolicamente parte di un altro cuore.
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Il nostro vivere da esseri unici ma in uncontesto sociale socializzante, crea la “poliritmia”.
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La matematica consapevolezza che la scomposizione atomico/chimica della vita (come nella musica i quarti, gli ottavi, isedicesimi, i trentaduesimi i sessantaquattresimi e così via), ci riporta ad una verità indivisibile, all’ essenza dell’unità assoluta.Questo fino a quando non troveremo/varcheremo la soglia di una nuova dimensione, dove gli schemi rompendosi creeranno altreporte/finestre o schemi/non schemi con cui esprimersi.
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verso una comunicazione "corale"
Posted by Francesco Saverio Simone REDAZIONE 07:55Stiamo lavorando per arrivare a fornire ai lettori un panorama "free" sulla società e sui suoi linguaggi contemporanei; un e-book di approfondimento e di discussione pubblicato in forma elettronica - adobe pdf – che, facilmente stampabile, possa essere diffuso come free-press informativo nei luoghi in cui si organizza il proprio evento.
Ogni comunicato può essere fornito ai nostri collaboratori e-mail all’indirizzo terpress@gmail.com, oppure facendo richiesta dell’inserimento gratuito e diretto attraverso il blog.
Per informazioni scriveteci
Coordinamento
Vincenzo Jacovino
Francesco Simone
Le rubriche
Ambra Carabelli (Milano) - Copertinista
Chiara Di Salvo - Seregno (Milano) - In4Lati
Roberto Tortora - Formia (Latina) - Corsi & E-book - Mondo Scuola
Patrizia Lùperi (Pisa) - La Terza Stanza
Valeria Del Forno (Milano) - Il Fatto
Giusy D’Urso (Pisa) - Paola Iacopetti (Pisa) - Economie ecologiche
Antonella Musiello (Roma) - Guardare ad Oriente - Mise En Scène
Gordiano Lupi - Piombino (Livorno) - Occhio in Camera
Alessandro De Sanctis (Roma)- Casallegra
Natty Patanè - Sava (Taranto)- Instabili Equilibri
Leo Palmisano (Bari) - Voci Migranti
Giuseppe Gavazza (Torino) - Ears Wide Shut
Beatrice Pozzi (Milano) - Fuori Tutti
Collaborano e/o hanno collaborato, contribuiscono o/e hanno contribuito per TerPress:
- in ordine alfabetico e non -
Adunanze associazione culturale per la promozione dell’arte Tribe Società Cooperativa, Altrarete organismo per le arti, Art Momo, Arteforte, Asayo Takazawa (Tokio-Giappone), Gianni Barbacetto, Biasi Vittoria, Boggiano Fabrizio, Boiano Stefania (Londra-Uk), Cagol Stefano, Calvo Marco (Paginatre), Candida Maristela (Brasile), Capanna Mario (Fondazione diritti genetici.org), Cecere Michele, Centro nazionale di fotografia, Centrone Antonella - Ciss Puglia, Ciancaglioni Caterina, Maria Stefania Cimino (rubrica terpress Società e costume) Cinquegrana Glenda (the studio), Paolo Cirica e Bartolo Lorefice (Sciclipress - inserto Terpress Voci di Libeccio) -Circolo Culturale Bertolt Brecht, Consoli Angela, Copertino Tonia, D’alessandro Jessica, D’Emilio Giuseppe (Paginatre.it), De Antonellis Alessandra (Art For Business Forum), De Palma Grazia, Dehò Valerio, Dotta Francesca, Firmani Arnaldo, Fresu Ignazio, Fuoribiennale, Gaia Giuliano, GAS (retegas.org), Giovanazzi Stefano, Groppo Cilea Emilia Adele - Consorzio Interuniversitario Lombardo, Gruppo Sinestetico, Lio Carolina, Livraghi Giancarlo, Maniscalco Fabio, Mantovani Annalisa, Margheriti Andrea, Matera-politiche immigrazione, Morea Nicola, Mostaccio Sara, Oliveira Robson (Miami-Usa), Pacione Piero, Pecori Franco, Pellegrini Tiziana, Pirelli Luigi, Pisani Nikky, Porta mediterraneo festival, Panzeri Dario (le copertine di Terpress), Primo Piano LivinGallery, Primopiano Art Gallery, Provedel Renzo (rubrica di Terpress Risveglio), Ravanelli Marco (Berlino), Sacquegna Dores, Sassu Antonio, Sestito Alessandra, Sciclipress, Taronna Giulia, terradituttifilmfestival, The Studio, Tos Roberto, Toscano Anna (Kaos studio), Valletta Gianni, Viscogliosi Vanessa (Trube art)ed altri ancora...
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