Nel vicolo I° - L'Odio

di Natty Patanè


Sulla strada resti di fuochi d'artificio. Polvere e cartoni bruciacchiati, di tanto in tanto uno sparo lontano prolunga la notte.
Il centro si desta lentamente nello scampanio festivo.
Lisa smaltisce raggomitolata tra le coperte la notte annegata nel ballo e nel frastuono, la sua finestra sbarrata sbeffeggia il vicolo su cui si affaccia. Giù, Maria, "la Nunna" come la chiamano tutti in zona, sbatte uno strofinaccio impolverato fuori di casa, sferzando di minuscole stelle pulviscolari il raggio dorato d'inizio d'anno. Con noncuranza cerca di cogliere ogni movimento intorno a se, rammaricandosi di poter limitare la sua indagine al dondolare di un ramo di glicine spoglio. Qualche metro, qualche muro, più in la, Mimmo annoda con cura la cravatta scura, i bambini schiamazzano insofferenti e già stanchi di una funzione non ancora iniziata, mentre si riversano fuori dalla pporta d'ingresso.
- Non salutano mai! Che educazione! -
borbotta la Nunna ad un volumesospeso tra il far intuire il senso ma impedire la percezione delle singole parole.
- Guarda! Quanto avranno speso per quei vestiti? E poi si lamentano! -
E mentre lancia le sue domande in un vuoto privato, poggia la spalla allo stipite dell'uscio.
- Buongiorno Mimmo! Come siamo eleganti stamattina! Rina, come stai bene con i capelli sciolti! -
- Grazie nunna Marì -
sussurra Rina guardando altrove e immaginando che i suopi capelli non riescono a coprire del tutto il livido.
- avete festeggiato ieri sera vero? -
- Ecco, ha sentito tutto -
pensa Rina
- Si, si nunna Marì, ora ce ne andiamo, tanti auguri, e anche a Pietro, tanti auguri anche a Pietro -
ripete enfaticoMimmo aggiungendo subito
- se lo sente! -
- Certo, certo, non mancherò -
si affretta ad aggiungere inviperita la vecchia.
- Ma come si permette? Perchè non pensa a bere di meno invece di pensare ai cazzi miei? -
riprende a borbottare infuriata per aver prestato il fianco e non aver replicato molto più che per l'aver sentito il nome del figlio perso in strade lontane ad inseguire un amore per lei inconcepibile o, forse, a scappare dai suoi occhi avvelenati e senza sguardo.
- Guarda! Mi stanno facendo morire tutti i geranei! Scommetto che è il figlio grande di Mimmo che ci piscia la sera! Ma qualche volta glielo faccio cadere a terra! Maledetti -
Le ante del primo piano si aprono lasciando intravedere le braccia bianche e nude di Lisa.
- quest'altra, manco un saluto! Mo' si sta alzando, a mezzogiorno! Chissà che ha combinato stanotte, con quelle amiche, sarà stata con quella dai capelli blu -
D'un tratto un'esplosione di una musica per lei insopportabile costringe l'anziana donna a rintanarsi in casa.
- Ecco iniziamo l'anno nuovo con Ziggie -
dice Lisa allo specchio, uno sbuffo di rossetto le rimanda la sensazione morbida della notte, le luci in cui fluttuava il suo desiderio e i rimbalzi dei corpi inarcati ad accogliere sesso e capodanno.
-Felpa nera, jeans neri, occhiali neri, la sciarpa no! quella la metto a righe -
Scale ripide, portone che si fa fatica ad aprirlo, in la, dietro la porta socchiusa gli occhi della nunna lanciano strali, freddo e parole irripetibili schermate dallo squillo del cellulare di Lisa.
- Eccola! -
Sorridente risponde corazzandosi della sua libertà.
- Guarda come si è combinata! -
E' costretta a sporgersi per seguire i capelli quasi rasati di lisa che si avvia verso l'ingresso del vicolo alzando la voce quasi a infastidirla volutamente.
- Impertinente! Ma se era vivo suo padre non si sarebbe ridotta così, l'avrebbe raddrizzata lui! -
Un vago sentore di sugo bruciato la costringe a rientrare in casa lanciando una catena di improperi verso tutti i vicini colpevoli di ogni male.
Il borbottio del sugo salvato si confonde con lo squillo del telefono
- Mamma sono Peter, vorremmo farti gli auguri -
- Gli auguri? -
Nel silenzio quasi prende forma l'odio
- Volevamo? E chi lo conosce a quello? E meno male che non lo conosco, maledetto! Maledetti! Come si permettono a chiamarmi dopo il fango che hanno portato in questa casa onorata, con quale coraggio? -
I suoi pensieri presero corpo nel gesto della mano che rapida ripose la cornetta
Il glicine continuò a dondolare sul muro dove Pietro bambino si arrampicava per allontanarsi almeno un po' dalla rabbia della madre, forse, il tempo ha cancellato le lacrime rafforzando l'arida calce dell'odio.

Posted by Francesco Saverio Simone on 14:25. Filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0

1 commenti for Nel vicolo I° - L'Odio

  1. questi racconti, me ne accorgo leggendo ora, sono brevi storie d'immagini. Attori giusti, un regista bravo, la sceneggiatura già c'è, è implicita e spontanea, e farne dei corti preziosi.

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