Doppia Biennale, anzi multipla
EARS WIDE SHUT 16:31
Venezia, 1.6 > 24.11 2013
1.3– Biennale Musica : Martedì 8 ottobre, ore 17.15 - Teatro alle Tese
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La partitura non è, musicalmente, delle migliori del grande Karlheinz che finisce, a mio avviso, per sedersi nella grandiosità dell'idea per comporre un contrappunto a quattro parti su basso continuo poco interessante e convenzionale, forse anche un po' barocco e scolastico. Ma l'impatto di una performance (non solo) musicale dal vivo come viaggio, come forma che decolla, vola, gira, insegue, sviluppa, ritorna, atterra funziona e rimane impressa. E la Sala Grande dei clamori mondani cinematografici che resta alla fine silenziosissima per molte decine di secondi ad ascoltare il frullare delle pale degli elicotteri che, in diminuendo al nulla, si spegne è un finale degno di una sinfonia incompiuta di Mahler, una conclusione perfetta ad un Grande Rondò Brillante.
I musicisti sono in scena, come è ovvio in un concerto, ma la scena è parte dell'insieme, anzi ne è solista: un Concerto Grosso per oggetti visivi e sonori, luci, immagini e Gruppo Strumentale Sonoro. La regia è parte della partitura, forse diventa di fatto essa stessa partitura (score) o direttore d'ensemble. Le premesse sono intriganti: “Visioni è un brano sonoro e visivo che, attraverso l’elettronica con le sue macchine immaginarie, mette in moto il mistero dell’ascolto, il gioco della rappresentazione del suono che da invisibile si fa visibile”. Il risultato è interessante e l'attenzione dello spettatore è guidata all'ascolto dalle percezioni visive e viceversa e in parte svela l'invisibile che è sotto i nostri occhi in ogni concerto evidenziandolo intenzionalmente. Personalmente avrei apprezzato una scena più vuota e meno geometrica nella disposizione degli oggetti e nel movimento delle proiezioni e con una teatralità meno tecnologica; ma mi pare una bella strada da seguire tra le proposte della nuova scena ibrida che sta delineando confini diversi tra le arti performative e non.
2.2 - Ravel Ravel Unravel.Pianoforte a due mani ma con due pianisti e due pianoforti in luoghi e tempi, alla fonte, diversi. Il Concerto per la mano sinistraper pianoforte e orchestra, composto da Maurice Ravel nel 1930 per Paul Wittgenstein (fratello di Ludwig e pianista che perse il braccio destro nella Prima Guerra) è qui presentato in due diverse interpretazioni filmate in audio-video e proiettate nella stessa sala. In altra sala un video mostra una donna che armeggia con due giradischi: si scoprirà nell'ultimo video che sta cercando di “accordare” i vinili delle due registrazioni. Ovviamente le due interpretazioni sono diverse e le esecuzioni slittano sfasandosi: le riprese video si concentrano sulle sole mani che suonano, le sinistre, ovviamente. Il titolo fa riferimento alla omografia tra il cognome del compositore francese ed il verbo inglese to ravel che possiamo tradurre come annodare, intrecciare con il suo opposto to unravel, sbrogliare, districare. Per imbrogliare ulteriormente il lavoro di Anri Sala, portato a rappresentare la Francia, è presentato nel Padiglione Germania che, a sua volta ha utilizzato il Padiglione Francia per i suoi artisti. La qualità delle riprese video e audio è eccellente, così come l'interpretazione dei solisti e delle orchestre, l'allestimento ed il bel libro che è parte integrante del progetto. Gli artisti nel dossierde presse, fotografati impeccabilmente da fotografi professionali in studi professionali, hanno le facce giuste e severe di chi è ben consapevole di essere artista. La Grandeur francese non si smentisce anche se l'idea a me sembra un po' debole per un tale dispiego di mezzi: ma vive la musique, comunque.
E' una grande macchineria da spettacolo: spettacolare e macchinosa. Una piècedi teatro acustico e visivo che riempie lo spazio e attornia il pubblico, lo assedia con suoni e immagini di oggetti sonori in movimento, fumi, luci e proiezioni. Pietro Luca Congedo da voce alla materia pilotando automi sonori percussivi che sono protesi del suo corpo (lui stesso è percussionista) pilotate dalla sua consolle informatica. “Homoioméreia è lo spettacolo della materia trasformata in fenomeno acustico.” Sorprende ed emerge nel fenomeno acustico materializzato in spettacolo la distanza tra il corpo, il gesto e il suono.
“Se il corpo del mago danzatore é carico di bubboli o pacchetti di mezzi gusci di frutta secca o pezzi di metallo, questo uomo-sonagli' (Schaeffner) non é più che uno strumento musicale del dio che lo ha invaso.” Marius Schneider, La musica primitiva, Adelphi 1992, p.72
Nella performance Congedo sembra proporre un paradigma materialistico dello strumento come estensione del corpo: la materia si trasforma in fenomeno acustico allo stesso tempo che il gesto strumentale si smaterializza sbriciolato nella catena delle interfacce che stanno tra pensiero (scrittura ?) e suono ascoltato prima ancora che nella distanza fisica.
“Congedo fa della realtà fisica uno spettacolo materialista e, insieme, metafisico.” La distanza tra uomo e strumento non è qui dunque solo fisica (i metri che separano la consolle dagli oggetti sonori che potrebbero essere chilometri o anni suono) e non so quanto sia metafisica o, piuttosto, dissociata: ma anche la dissociazione e l'asincronismo sono parte integrante del nuovo linguaggio artistici.
2.3 - Everything Was Forever, Until It Was No More.Due grandi campane vere e funzionanti e due muri di altoparlanti che sembrano pronti per un set di dancefloor. Circa ad ogni ora una sessioni di performance e di ascolto che dura circa 20 minuti: gli avvisi da una parte puntualizzano che il livello sonoro è stato abbassato rispetto all'intenzione dell'artista ma in rispetto delle norme cittadine, dall'altra prima della sessione si viene avvisati che il livello sonoro sarà molto alto quindi si resta a proprio rischio e pericolo (e distribuire tappi per le orecchie come ormai, paradossalmente, succede a molti concerti con elettronica?). Le campane motorizzate oscillano, piano piano l'oscillazione aumenta ed iniziano a suonare; i microfoni registrano ed il suono viene inviato con ampio ritardo agli altoparlanti che lo restituiscono filtrato, diverso, infedele, non proprio low-fi ma certo cupo, impoverito, certo ben lontano dal ricco suono originario. L'esperienza vale la pena di essere vissuta; il catalogo racconta della ”possibilità di accedere a un mondo in cui la storia si è fermata, avvicinandosi alle proposte radicali della fisica contemporanea che considera il passare del tempo un'illusione.” Parafrasando un proverbio (attribuito) cinese: se ciò che hai da scrivere non è meglio del nulla allora meglio non scrivere nulla. Anche qui la forza dell'esperienza sonora vince sulla sua forzata spiegazione concettuale.
Nel consueto cameo sonoro che si può ascoltare cliccando la foto di copertina della consolle di Cordioxsi ascolta una breve registrazione fatta a San Lorenzo martedì 8 ottobre alle ore 9,50: anche i click, che a me paiono quelli di una macchina fotografica, sono un bel paradigma della multisensorialità che, talvolta, non è ben accordata. Il visivo che si impone sull'acustico, talvolta invadendolo e inquinandolo.










