Vivere la città

di Alessandro De Sanctis

No, non parlo di pub, discoteche e bancarelle lungo il fiume (anzi sulle discoteche c’è qualcosa da dire..), ma di tutti quei modi di utilizzo delle vie e delle piazze, maggiormente durante le stagioni calde, utili quindi prima di tutto a difendersi dal caldo, serale e giornaliero, e poi a stare in compagnia, chiacchierare, giocare, socializzare insomma.
Nei paesi di provincia le famiglie portano le sedie davanti casa e passano le serate al fresco, i bambini più piccoli giocano lì davanti, i più grandi nelle vie intorno, sui marciapiedi, per strada, nelle aree verdi. Nelle città, tranne rari esempi, il fenomeno è meno presente, si sta maggiormente chiusi in casa, tumulati davanti la tivù, le playstastion, internet e i suoi social forum, facebook in primis (ogni età ha la sua preferenza).
In città come Roma solo raramente e nei quartieri più popolari (o quasi) si vedono le piazze piene di ragazzini che giocano o adulti e ragazzi a sostare e fare due chjiacchiere, mi viene in mente Piazza Santa Maria Liberatrice a Testaccio, dove la piazza è stata ristrutturata a seguito del concorso Cento Piazze di qualche anno fa, ridandole un utilizzo pedonale e ludico per tutte le età, con alberi, sedute, giochi, fontanelle. C’è poi un’altra piazza lì vicino, lungo Via Ettore Rolli, lungo l’antica e tartassatissima Via Portuense, su cui la domenica si svolge una parte del mercato di Porta Portese, sempre piena degli abitanti della zona, tutte le età si ritrovano a passare le ore pomeridiane e serali, con urla di giochi, prese in giro bonarie e discussioni più o meno accalorate.
Quest'utilizzo pubblico della città è evidente da parte dei “nuovi” romani, immigrati di prima o seconda generazione, indiani e bengalesi, sudamericani, nordafricani, filippini, rom e altro, i quali sfruttano al massimo le qualità degli spazi pubblici, facendoli spesso ri-vivere, con colori, voci, giochi e feste di vario tipo.
Tre uomini dell’est europeo, in una serata caldissima d’agosto, dormivano sui materassi portati lungo l’argine del Tevere, e chiacchieravano allegramente sotto le stelle, i filippini e i sudamericani si riuniscono spesso nelle giornate di riposo in piazze e parchi per mangiare i loro piatti e ascoltare musica, giocare e ballare. Le famiglie con madri velate a Bravetta riempivano i piccoli spazi verdi con i loro bambini in bici o a piedi, con urla di giochi e voci basse a chiacchierare (le madri), ridando vita a posti della città abbandonati dai tanti italiani pressati e stressati, con abitudini costose e individualistiche (i suddetti giochi al computer, internet, cinema).
 
Tutto si paga, i divertimenti, le semplici abitudini degli individui, il caso emblematico delle feste di piazza in cui si ballava e suonava; la discoteca ha chiuso in un recinto questa bellissima e libera abitudine rendendola una fonte di reddito e spesso di degrado, essendo questi spazi separati dal mondo esterno. Per avere un “amico” si deve fare richiesta sui social network, così per una relazione o per acquistare un prodotto qualsiasi. E che dire del telelavoro? Ci vorrebbero tutti a casa a lavorare da soli, come matti.
Le città possono essere sempre più diradate, c’è la macchina, le piazze quindi spariscono, e rinascono solo sottoforma di spazi chiusi e protetti, i centri commerciali, dove si può solo comprare e mangiare a pagamento (vedi il caso dell’Aquila post terremoto).
Un’ultimo caso è quello del centro residenziale nella località balneare di Bella Farnia, vicino Sabaudia, in cui un lotto di case a vocazione “estiva” era rimasto invenduto, forse per mancanza di compratori, o forse perché il lotto era concepito a cerchio, con le case a formare un piccolo borgo chiuso circolare, con le case molto vicine fra di loro e piccoli spazi pubblici e privati all’aperto comunicanti fra loro, agli abitanti occidentali non credo piaccia più doversi confrontare direttamente col proprio vicino e condividere uno spazio, preferiscono muri alti e giardini esclusivi, invece la comunità bengalese e indiana è riuscita a utilizzare questi spazi in maniera molto viva e allegra, popolando gli spazi in maniera ricca e colorata, tappeti, musiche, bambini in bici che vanno e vengono (per gli adulti che lavorano nell’agricoltura e nell’allevamento di bufale invece la bici è quasi l’unico mezzo di trasporto, anche su strade locali molto pericolose, mortali a volte), gruppi di persone, uomini e donne, che sostano all’aperto a prendere un po' d'aria in compagnia dopo il lavoro, cosa che non si vede che raramente nei lotti residenziali vicini.
 
Su Bella Farnia è stata realizzata di recente anche una bella trasmissione televisiva.

Posted by Francesco Saverio Simone on 08:56. Filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0

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