Dilettarsi di musica
EARS WIDE SHUT 07:20
Giuseppe Gavazza
Mi sono chiesto, come faccio spesso: chissà se le folle che accorrono a fare code pagando biglietti costosi per partecipare al rito del divo sarebbero in grado di distinguere il concerto del divo da uno dei migliori di questi dilettanti ? Mi sono risposto: molte volte si, qualche volta no. L'effetto placebo negli eventi mediatici non é considerato: quanto conta l'aura di un evento nella percezione e valutazione dell'evento stesso ? (ho rivisto ieri sera un bellissimo film al riguardo : “Mana: the power of things” http://www.mana-the-movie.com)
Certo il livello tecnico e interpretativo é ben diverso nei due casi: il grande professionista, quale é (quasi) sempre la star (chi é del mestiere non corre il rischio di investire su un brocco) e il dilettante-amatore; resta il fatto, per me, che ciò fa veramente la differenza tra i due mondi é l'aura che li circonda. In un caso un rito iniziatico, con un artista lontano e inavvicinabile, un alieno sacerdote/vittima di una macchina commerciale e mediatica; nell'altro un mondo umanissimo, fatto di persone, emozioni, momenti di impaccio e difficoltà, paure, sguardi di amicizia, sguardi persi e ritrovati, bambini distratti e bambini attentissimi e momenti di grande commozione musicale.
Mi sono anche chiesto: perché pochi di quelli che accorrono al concerto della star non si sentono curiosi, talvolta, di andare ad ascoltare anche i dilettanti, i giovani, gli amatori e i futuri professionisti che propongono repertori simili, in sale spesso a portata di mano, non affollate e non costose (spesso gratuite)?
Qui non mi sono dato una risposta perché non voglio credere che sia solo il fatto che per farlo si dovrebbe attivare il cervello e smuovere la pigrizia della routine, quella che vien così ben smossa dalle strategie dei “creativi” pubblicitari e della comunicazione.
Stralcio qui dal mio precedente articolo:
“Ricordo una frase del grande violoncellista Alain Meunier (riferitami dall'amico Enrico Correggia) che, durante le prove di un concerto a Torino, diceva: “Mi considero un dilettante di musica, perché la musica per me è un diletto”. Proprio lui che - vivendo di musica tra Parigi, Praga e il centro Italia – ha suonato e suona con tutti i più grandi musicisti del nostro tempo.”
Bisognerebbe riflettere di più su cosa è e cosa potrebbe (dovrebbe) essere la musica: un'attività sociale e dilettevole. Intanto attività e non passività quindi da fare (suonare) prima che da ascoltare, e poi da farsi con la gioia del dilettante. Però la musica fatta, attiva non rende e non vende, anzi: se si spendessero le serate a far musica assieme si guarderebbe meno tv, si andrebbe meno per stadi e anche per cinema e teatri, e poi si correrebbe il rischio grandissimo di avere molte persone che ne capiscono qualcosa e vendere patacche diventerebbe più arduo.”










