Questo é un mondo per vecchi


giuseppe gavazza

Da alcuni anni la stagione dell’unica sopravvissuta Orchestra Sinfonica Nazionale della Radio Televisione Italiana, a Torino, affianca alla stagione “normale” di concerti una stagione dedicata alla musica nuova: in febbraio, una serie di concerti etichettati Rai NuovaMusica, propone un repertorio meno tradizionale e, appunto, innovativo.

Ho trovato informazioni online, alla pagina di Sistema Musica, a partire dal 2010 ad oggi; già prima del 2010 la stagione esisteva e proponeva 5/6 concerti dedicati ad autori contemporanei, spesso viventi, talvolta perfino “giovani” (il concetto di giovane compositore si é molto esteso dai tempi di Pergolesi e Mozart ma anche da quello più recente di Hendricks o Parker).

Nella presentazione dell’edizione 2010 si legge: “L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai é lieta di riproporre al suo pubblico, dopo un anno di pausa, la rassegna Rai NuovaMusica. (…) A una nutrita rappresentanza di autori italiani (di generazioni e stili differenti) si affianca un gruppo autorevole di compositori di diversi paesi per un cartellone che prevede 20 composizioni (7 in prima esecuzione assoluta e 8 in prima italiana) distribuite in 5 concerti. (…)

Già l’anno successivo la rassegna Rai NuovaMusica 2011 proponeva solo più 3 concerti: “Siamo in tempi di vacche magre, si sa.” scrivevano sconsolati il Sovrintendente Michele dall’Ongaro ed il Direttore Artistico Cesare Mazzonis.

Per fortuna l’appuntamento annuo con la NuovaMusica é rimasto ma le vacche, pare, sono ancora più smagrite.

La stagione 2018, conclusa da poco, ha proposto nei 3 concerti nessuna prima esecuzione assoluta, una prima esecuzione italiana, 3 composizioni di autori morti, 4 composizioni di autori viventi (nessun italiano) di età compresa tra 60 e 85 anni.

Sempre nella presentazione del 2011 era scritto “Un’occasione unica quindi per ascoltare le novità, scoprire le nuove tendenze, confrontare le opere dei maestri consacrati con quelle dei talenti emergenti, paragonare i suoni e le idee che provengono dal mondo musicale di oggi.”
A distanza di 7 anni evidentemente la bella occasione é venuta a mancare.

Non contesto certo la scelta di programmare brani eccellenti di autori incontestabili come Ligeti (il suo Concerto per violino e orchestra é un capolavoro), Xenakis, Donatoni o il vivente Penderecki, classe 1933, presente con un lavoro scritto 45 anni fa; ma chiamare tale stagione NuovaMusica non é forse é il corrispondente di una stagione di MusicaAntica che programmi Beethoven, Brahms e Mahler? Potremmo, giusto per il gusto di cambiare etichette, dividere l’attività dell’OSN Rai in una stagione principale di Musica Antica ed una secondaria chiamata semplicemente I Concerti di Febbraio.

Mi chiedo perché tali autori e composizioni non meritino l’onore di essere presenti nella stagione “normale” accanto ai loro colleghi protagonisti della storia della musica per riservare i magri, ma preziosi, spazi della NuovaMusica Rai a chi vale e meriterebbe (esistono), non é riconosciuto e forse non lo sarà mai: o forse lo sarà da vecchio o da morto.

Da ascoltatore con esperienza in loco di un quarantennio ho la sensazione netta che il pubblico della musica classica a Torino non sia affatto aumentato, anche nelle stagioni “normali” e che l’età media sia più bassa proprio in questi pochi concerti meno “classici” che, peraltro, erano assai più frequenti anni fa quando il pubblico era, a mio avviso, più giovane.
Non ho in mano dati oggettivi, so quanto sia statisticamente irrilevante la mia esperienza e le mie deduzioni; ma forse é arrivato il momento di osare, di chiedersi se proporre stagioni diverse, meno “normali”, meno di repertorio alla fine non ripaghi. Se una politica culturale ormai largamente diffusa del non rischio e del non nuovo (nella sostanza, non nell’etichetta) portasse frutti evidenti con un incremento di pubblico sensibile potrei dare una motivazione alla scelta. Ma qui si prosegue in una discesa libera aggiungendo diete a situazioni già povere.

I giovani di oggi ….. vecchia storia.

Michele Serres, filosofo e storico della scienza, anche lui nato come i nostri Nuovi Musicisti all’inizio dello scorso secolo, vivente e vivacissimo, in una bella intervista (https://www.youtube.com/watch?v=hla-8knffBQ sottotitolata in italiano, 2’38’’) relativa al suo bel libro Petit Poucette contesta l’uso del termine generazione e propone l’uso del termine popolazione, per evitare di cadere nel luogo comune del conflitto generazionale.
Purtroppo il titolo originale francese, un leggerissimo e brillante Petite Poucette (Pollicina) é diventato un pedante e pesante Non é un mondo per vecchi.
Pollicina perché Serres vede nelle giovani donne di oggi il futuro del mondo: Pollicine perché con i pollici comunicano rapidissime sugli smartphone e per l’analogia con la storia di Pollicino, che sapeva come fare a non perdere il cammino.

Anche con il serioso titolo italiano il libro vale la pena di essere letto: potrebbe dare qualche suggerimento e la fiducia necessaria ad osare davvero il nuovo che ci permetterà, forse, di sopravvivere.

Ho usato qui l’immagine del primo concerto di NuovaMusica Rai 2018 perché, in questa prospettiva, fa sperare: forse chi si occupa d’immagine vive meglio nel proprio tempo di chi si occupa di suoni. 



Posted by Francesco Saverio Simone on 04:52. Filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0

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