URTEXT, i nuovi barbari e Fahrenheit 451




Chi studia musica sa cos’é un Urtext: é il testo originale di un opera musicale, in genere stampato a partire dalla fonte, quindi dal manoscritto.
I musicisti e, forse più ancora, i musicologi, sanno che Urtext significa competenza e lavoro.
Competenza di generazioni di musicisti e studiosi di musica che hanno formato una pratica musicale studiata a sua volta da altri musicisti e studiosi di musica e, ovviamente, da insegnanti, che trasmettono il sapere acquisito.
Lavoro perché una edizione Urtext significa una persona che, dopo aver acquisito le competenze trasmesse da chi prima di lui ha dedicato la propria vita a studiare, adulto specialista, avendo dedicato la propria vita a studiare (non ad uno studiare generico, non a studiare musica, ma a studiare la musica di un’epoca, un genere o uno specifico stile musicale spesso finendo per concentrare tutto il tempo, il lavoro, le energie su un solo autore, non necessariamente un Best Seller dei Grandi della Musica) riesce ad accedere alle fonti, la dove il manoscritto originale é conservato, per dedicare mesi o anni a leggerlo e studiarlo: in originale o in microfilm o digitalizzazione alta risoluzione. Il repertorio che fa la storia della musica é fatto da manoscritti: da pochi anni esiste la scrittura informatizzata.
Studiare un manoscritto significa leggere con cura e pazienza da certosino i dettagli della scrittura, gli appunti, spesso i carteggi relativi, le cancellature, le correzioni per arrivare ad un testo, da mandare in stampa, che é quanto di più fedele alle intenzioni del compositore si può avere oggi. Non un testo perfetto e definitivo, ma un testo affidabile e veritiero.

Una casa editrice pubblica il testo, paga (spesso non generosamente) le migliaia di ore di lavoro ed edita un libro: una partitura Urtext.

Poi magari arriva un musicista dilettante ma presuntuoso (affamato di celebrità e denaro, che non sa, o non sa capire, quello che ora voi sapete per aver letto le poche righe qui sopra) che dice che non é vero, che é tutto un sistema da smontare di presunti competenti, di “baroni” mafiosi legati a poteri nascosti, di disonesti che fanno affari alle spalle della gente, di sedicenti specialisti, di un'élite che parla un linguaggio compreso da pochi, incomprensibile alla maggioranza quindi falso e inutile; e se ne esce con un testo fatto ad orecchio, addomesticato ai gusti di oggi e semplificato per chi non sa suonare troppo bene e, forte dei sui 100.000 followers, dei post arroganti, degli spazi televisivi baraccone sbanca e viene creduto vero, costringendo la casa editrice alla chiusura ed il musicologo alla disoccupazione ed alla scomparsa, forse irreversibile, della verità, sostituita da una rozza imitazione.

Qualcosa del genere sta accadendo davvero nel mondo della musica, non necessariamente legato agli Urtext, purtroppo ben più grave perché più diffuso e allargato. Il peggio é che sta succedendo per tutta la cultura: un processo secolare di sapere trasmesso da specialisti a nuovo specialisti, da insegnanti a professionisti che a loro volta hanno “fatto” o insegnato viene gioiosamente demolito all’insegna del nuovo, del cambiamento, dell’ignoranza diffusa e condivisa.
Alla qualità si sostituisce la quantità: le leggi del mercato, del marketing, sono entrate nel cuore della nostra civiltà, trasformandola in oggetto.
Sta succedendo, davanti ai nostri occhi, le nostre orecchie, le nostre dite, le nostre menti; quello che i barbari integralisti hanno fatto demolendo musei ed edifici millenari a colpi di piccone, di ruspa, di esplosivi lo stiamo facendo qui a noi stessi, demolendo le colonne portanti della civiltà su cui ci appoggiamo. Proprio quanto anticipato nella distopia di Fahrenheit 451.
Una nuova orda barbarica sta salendo dall’interno: é pericolosa, non é troppo tardi ma é necessario agire per contrastarla.



Posted by Francesco Saverio Simone on 03:17. Filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0

1 commenti for URTEXT, i nuovi barbari e Fahrenheit 451

  1. Alla qualità si sostituisce la quantità, oltremodo richiesta a basso costo..se posso una considerazione ancora piu' ampia mi viene da interrogarmi: qual è la ragione per cui questa Europa sta riducendo tutto ad un insieme di numeri? l'umanità è davvero necessariamente riconducibile sempre al mercato?

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