Le Officine Grandi Riparazioeni, OGR (http://www.ogrtorino.it) sono uno spazio straordinario che vale la pena conoscere. Spazi giganteschi progettati e costruiti alla fine dell’Ottocento per riparare treni non sono uno spazio facile per la musica soprattutto quando si tratta di musica che ha bisogno di spazi intimi. I due concerti ascoltati qui, invece hanno funzionato bene, anche grazie ad un impianto tecnologico audio visivo ottimo e ottimamente gestito; i tecnico di palco audio, video e impianto luci sono fondamentali e poco riconosciuti: i ringraziamenti che spesso i musicisti porgono loro, chiedendo anche per loro una parte di applausi, sono dovuti e meritati in questo caso.
Nel JFT concerti alle OGR, inizio alle ore 21, hanno proposto per un prezzo circa doppio (8/12€ invece dei 5€ dei concerti altrove in un unico set di circa 1 ora) due set di durata simile: un prezzo abbordabilissimo per la formula azzeccata di accostare proposte diverse, spesso nomi nuovi e star.
Per ragioni, evidenti leggendo, dei due concerti considero prima i SET I, poi i due SET II
Giovedì 2 maggio, OGR Torino, SET I
LAPSUS LUMINE FEAT. JIM BLACK / ERNST REIJSEGER “MOONDOG PROJECT”
Lapsus Lumine:
Giulia De Val, Sabrina Oggero Viale, Erika Sofia Sollo: voci
Stefano Risso, composizioni, arrangiamenti, contrabbasso
Guests: Ernst Reijseger, violoncello, Jim Black, batteria
Il primo set é stata una bella sorpresa: un’altro pregio del festival (per il pochissimo che ho potuto seguire: pardon) sono i progetti speciali. In questo caso, non so se l’idea sia stata dei direttori artistici o una proposta dei musicisti: comunque vincente. Un ensemble strano per un autore strano; o forse un gruppo originale per un compositore originale.
Il nucleo del gruppo, torinese: tre voci femminili torinesi, bravissime; un contrabbassista-compositore-arrangiatore e due grandi guests stranieri: un batterista americano e un violoncellista olandese; per un compositore americano non so se più sconosciuto o più leggendario, dipende per chi: Louis Thomas Hardin, aka Moondog.
Brani rivisti, riarrangiati, composti in omaggio o à la manière de: comunque un bel concerto.
Venerdì 3 maggio, OGR Torino, SET I
KYLE EASTWOOD / STEFANO DI BATTISTA “GRAN TORINO”
Kyle Eastwood, contrabbasso, basso elettrico Stefano Di Battista, sassofoni
Fabio Gorlier, pianoforte
Alessandro Minetto, batteria
La guest star era evidente Eastwood: Kyle é figlio di Clint. Celebrità non usurpata: Kyle Eastwood é un ottimo musicista: contrabbassista e compositore che ha firmato le colonne sonore di alcuni dei film di babbo Clint. Anche qui, come nel SET I del giorno precedente, una occasione dovuta e una conferma dell’ottima salute del jazz italiano e torinese: Stefano Di Battista é romano ma Gorlier e Minetto sono musicisti giovani ed eccellenti ben noti a chi frequenta i luoghi del jazz della nostra città.
Eastwood é un ottimo musicista, appunto, ma i suoi “accompagnatori” certo non sono da meno: insomma un concerto di ottimo jazz, senza sorprese e di caratura internazionale. L’omaggio alla città si completava nel titolo: Gran Torino é un noto film diretto da Eastwood, con le musiche di Eastwood, che prende il nome da un modello di auto - Gran Torino, appunto – un coupé Ford negli anni ‘60/’70, chiamato così perché Torino era, in quegli anni, agli occhi degli americani e quindi del mondo, la città delle auto. Un concerto, anche eccellente, non ha certo l’impatto mediatico del grande cinema o del mercato automobilistico, ma forse ora Torino sarà per il mondo un po’ meno la città delle auto e un un po’ più più la città della musica e dei treni.
I due SET II dei due giorni consecutivi, 2 e 3 maggio, alle OGR erano dedicati alla Norvegia, nazione ospite di riguardo dell’edizione 2019 del JFT:
Giovedì 2 maggio, OGR Torino, ore 21, SET II
RYMDEN (BUGGE WESSELTOFT, DAN BERGLUND, MAGNUS ÖSTRÖM) “REFLECTIONS & ODYSSEYS”
Bugge Wesseltoft, pianoforte, Fender Rhodes
Dan Berglund, contrabbasso
Magnus Öström, batteria
Venerdì 3 maggio, OGR Torino, SET II
EIVIND AARSET QUARTET
Eivind Aarset, chitarra elettrica, elettronica Audun Erlien, basso elettrico
Erland Dahlen, batteria, percussioni
Wetle Holte, batteria, percussioni, tastiere
Ho avuto la fortuna di essere accolto come AiR (Artist in Residence) a Bergen (http://www.airbergen.no)per quattro volte tra il 2003 ed il2013: sfogliando la lista degli artisti accolti dal 199 ad oggi, scopro di essere stato il più presente; un motivo di soddisfazione. Le residenze sono di 2/3 mesi e dunque in tutto ho vissuto in questa splendida città una decina mesi in un decennio, tanto da sentirla, almeno un po’, come una delle “mie” città. Ospite presso USF Kultur og scenehuset (https://usf.no), un centro culturale nato dalla ristrutturazione di una fabbrica di sardine (USF=United Sardine Factories) divenuto, come scrive il sito “the major co-location and cluster for art, film and music and creative enterprises in Bergen and Norway” Ovviamente una fabbrica di sardine é sul mare e in Norvegia mare significa fiordo;
oltre ai due grandi studi sul fiordo per gli artisti stranieri, ci sono spazi espositivi, sale concerti per il rock ed il jazz, cineclub, sale teatrali, bar ristorante e studi per gli artisti locali. In uno di questi studi il mio amico Knut: ottimo pianista e compositore attivo nel mondo del jazz, della musica contemporanea e autore di colonne sonore: un compositore che, come tanti altri in Norvegia, vive della propria musica: un lusso o un’utopia per un compositore in Italia, al di fuori dei circuiti della musica “commerciale”.
Incontravo Knut al Kafe Kippers in riva al fiordo; in uno dei primi incontri, parlando di musica e di arte, lui manifestava ammirazione per l’Italia (fatto frequente nei paesi scandinavi) quasi invidioso. Ho cercato di spiegargli che non é più così rosea in Italia per chi vive di arte e ricordo il suo sguardo accorato mentre mi diceva “ma quando da voi c’era il Rinascimento, noi qui eravamo rozzi pescatori”. Vero, ma la mia risposta, nata da una deduzione forse inevitabile, é stata: “si, ma il Rinascimento oggi siete proprio voi”.
Le mie residenze successive, l’attenzione alla musica ed alla cultura norvegesi, l’incremento che hanno avuto negli ultimi 10 anni, o almeno l’attenzione che stanno suscitando anche da noi, mi hanno confermato.
Il perché probabilmente é complesso ma un suggerimento può venire da alcuni dati basici: una nazione grande quanto l’Italia, con una popolazione di circa 5 milioni di abitanti ed una grande ricchezza data da giacimenti petroliferi tra i maggiori del pianeta, un mare pescosissimo ed uno stato capace di ridistribuire le ricchezze, investendo in energie rinnovabili, sviluppo sostenibile, arte e cultura.
I due SET II dei due giorni consecutivi, 2 e 3 maggio, alle OGR dedicati alla Norvegia, sono stati un esempio eccellente di questo Rinascimento musicale norvegese: non cerco di accennare a parole quello che si può solo raccontare con i suoni. Due concerti bellissimi per impatto emotivo, originalità, tecnica, capacità di tenere il palco tra suoni e immagini. Musica in cui il suono, la materia sonora, é fondamentale (non é un'ovvietà): facile trovare da ascoltare e vedere online ma da apprezzare con cuffie di alta qualità, meglio ancora con un buon impianto audio, meglio ancora dal vivo: sperando che ci siano altre occasioni per questo.